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Sta cambiando l’utilizzo dei fondi europei e la governance istituzionale europea dopo l’era del coronavirus?

L’era del coronavirus ha indotto, a livello globale, non solo a fronteggiare l’emergenza sanitaria e la grave crisi economica, ma ha suscitato finanche parecchie riflessioni empiriche sull’auspicato cambiamento istituzionale per quei Paesi che abbiano sperimentato una Recovery Vision.  Le teorie di rilancio e resilienza hanno condotto a rivedere, con una certa indifferibilità, i processi di modernizzazione degli Stati, seppure con criticità e difficoltà.

Così è emerso, nel corso di questi ultimi tre anni, l’importanza di impiegare correttamente i Fondi Europei, da ultimo con la proposizione dei nuovi principi del Recovery Fund e della progettazione del Next Generation EU.  

Fondi strutturali, Recovery Fund e Fondi Complementari ritenuti a tutti gli effetti risorse pubbliche da utilizzare con parsimonia e senza sprechi in un contesto amministrativo flessibile e semplificato. Il che sembrerebbe una utopia. Fin quando non è arrivata la pandemia che ha imposto a tutti gli Stati, facenti parte della compagine UE (non solo UE!), di fronteggiare l’emergenza sanitaria e finanziaria, predisponendo dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, il c.d. PNRR.

Osserviamo il nostro Paese. Con il primato della lentezza amministrativa, della forte burocratizzazione, dell’incapacità di gestire in modo opportuno le risorse strutturali. Ecco che, dopo il 2020, è chiamato a dover fare uno sforzo istituzionale immane e in tempi brevissimi (timeline entro il 2026). Dovrà semplificare le istituzioni, digitalizzare la P.A., progettare strumenti per la transizione ecologica, affrontare nuovi sistemi di contabilità pubblica, superare la prova dell’inefficienza sull’utilizzo dei fondi europei e trovare il giusto compromesso sinergico tra l’utilizzo delle risorse interne, le risorse delle politiche di coesione e del PNRR. Una Babilonia che identifica il suo percorso lineare nelle priorità e nelle missioni concertate da tutti gli Stati membri, in un’ottica di unitarietà.

Consequenziale a questo progetto di cambiamento è il mutamento della governance istituzionale europea; con  nuovi  principi sui controlli pubblici e sulla contabilità pubblica.

Nella sostanza, il sistema Europa sta tentando di ricostruire il ruolo essenziale dei controlli sull’uso delle risorse pubbliche, alla luce dell’avvento globale del Recovery Fund, dell’innovazione della macchina amministrativa dello Stato, cercando di insistere sul darle una visione manageriale delle programmazioni d’investimento, con l’evidente intenzione dei policy makers di tentare la soppressione di  procedure inutili, di supportare i processi di semplificazione, puntando sulle azioni necessarie con la conseguente riduzione di tutte le incombenze e di tutti i pesi. Elementi che hanno portato la diffusione di nuovi modelli concettuali di Public Management, dando spazio a nuovi strumenti finanziari nel settore pubblico con l’esplicita finalità di affrontare, con resilienza, la grave crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria da Covid- 19.

I controlli garantiscono un corretto uso delle risorse pubbliche. Così si sta affrontando una nuova predisposizione di ruoli e funzioni delle Autorità preposte a controllo. Si stanno razionalizzando le forme di controllo per diminuirne il numero e la quantità che negli anni precedenti hanno portato burocratizzazione ed inefficienza.

Si risalta fortemente il ruolo comunitario (l’UE diventa un supervisore), accogliendo l’intervento anche delle autorità europee preposte al controllo (Si pensi alla collaborazione tra la Corte dei Conti nazionale e quella europea, entrambe preposte al controllo della corretta gestione e implementazione dei PNRR).

L’essenza del progetto del Next Generation EU ha prospettato la nuova forma di governance europea verso un Public Management, promuovendo una  rendicontazione istituzionale, performed-based, cioè un sistema di contabilità pubblica business oriented che, seppur semplificata, è e rimane pur sempre fortemente diretta al conseguimento dei preliminari criteri di attuazione di milestone e target (M&T) del PNRR, volto in ultima analisi ad assicurare una spesa efficiente e regolare in attuazione del principio della rimborsabilità dei fondi del Piano stesso in presenza del conseguimento degli obiettivi (i c.d. M&T) che gli investimenti si propongono di attuare.  

Ed in questo contesto di trasformazione, che tutti gli Stati sono chiamati, nel raggiungimento di un’auspicata efficienza pubblica, a implementare una congiuntura tra politiche di coesione, accordo di partenariato e programmi operativi, PNC e PNRR. Il tutto sulla scorta di priorità e missioni volti al raggiungimento dei traguardi fissati in sede europea per un’economia climaticamente neutra (Green Deal europeo) e per una società giusta e inclusiva.

Il legislatore e i policy makers definiscono una traiettoria comune, seppur a volte non proprio uniforme, che trova  amministrazioni pubbliche italiane ed europee di oggi, ad uno stato piuttosto differenziato ed eterogeneo, ma orientate verso un massimo comune denominatore: attuare uno strumento di ripresa e rilancio economico europeo volto a risanare le perdite causate dalla pandemia e, nel contempo, cogliere l’occasione di estendere la ripresa anche al miglioramento sociale, tecnologico e culturale del territorio europeo, utilizzare nel migliore dei modi le risorse dell’Unione e offrire una volta per tutte gli strumenti adeguati per una passaggio da una gestione statale burocratica ad una gestione puramente manageriale.

Nel dare una certa immediatezza a questa performance, si invita espressamente ad osservare come il progetto di rilancio economico, necessario dopo un grande shock economico, ha imposto a tutti gli operatori istituzionali di valutare il momento più giusto per attivare un cambiamento finalizzato a nuovi principi che auspicano un’Europa equa, verde, inclusiva competitiva dinamica e innovativa. Il tutto sforzandosi di dotare ogni singolo Stato, e la Pubblica Amministrazione nazionale, degli strumenti di management necessari per affrontare le sfide, oltre che finanziarie, ambientali, tecnologiche e sociali di oggi e di domani.

Siamo in una fase, ancora, primordiale per analizzare i risultati ottenuti, ma nell’attesa si vuole concludere con un pensiero, che racchiude il focus di tutti i PNRR, e a cui tutti i policy makers dovrebbero uniformarsi.

“ ….bisogna ripensare gli strumenti della governance europea in modo che essa stessa possa sostenere gli investimenti nelle transizioni energetiche e digitali e la lotta contro la povertà…”

(David Sassoli, Bruxell 22 febbraio 2021 apertura “European Parliamentary Week 2021”).