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Cassa di previdenza delle Forze Armate: cosa ne pensa la Corte dei Conti?

Dubito Ergo Cogito, Cogito Ergo Sum! (Dubito quindi penso, penso quindi sono). Vogliamo partire proprio dal “dubbio” per parlarvi di come siamo arrivati al prelievo forzoso della cd. “Cassa Graduati”. Il “Dubbio”, lo stesso che ci ha spinto a farci delle domande, piuttosto che accontentarci delle risposte. La bomba del prelievo forzoso volgarmente chiamato “Cassa Graduati” è esplosa all’improvviso, senza capire bene chi l’ avesse innescata, e sulla base di quale riflessione. Così abbiamo rivolto le nostre attenzioni ai Sindacati militari, perché volevamo capire chi li avesse coinvolti in un’adozione di un simile provvedimento.
Ci siamo avvicinati ai Sindacati militari per porre un freno alle ingiustizie, e vi abbiamo trovato gente piena di certezze, talmente date per scontato da far credere ai dirigenti delle stesse che essere condannati per reati penali non andasse in contrasto con l’essere dirigenti sindacali.
Ci siamo avvicinati ai Sindacati militari per dare voce a quelle persone che nell’operato dei Co.Ce.R. non si sono mai sentite tutelate, e vi abbiamo trovato dirigenti sindacali che da rappresentanti Co.Ce.R. hanno deliberato cose assurde, e da dirigenti sindacali hanno proposto ricorsi contro le delibere dei Co.Ce.R., come se quelle delibere non le avessero sottoscritte sempre loro.
Ci siamo avvicinati ai Sindacati militari per dare battaglia in tutte le sedi per quella tutela collettiva dei nostri diritti che abbiamo fatto nostra, e vi abbiamo trovato dirigenti sindacali che sui ricorsi degli iscritti hanno ben pensato di costituire il proprio “fondo pensione”, lucrando sulla parcella del legale.
Ci siamo avvicinati ai Sindacati militari perché volevamo capire dai militari dove vanno a finire i soldi che vengono trattenuti in busta paga, e vi abbiamo trovato dirigenti che coi soldi dei propri iscritti hanno sollevato la ristorazione dalla crisi.
E’ vero, ci siamo avvicinati a tante realtà, e ogni volta che ci ha assalito il “dubbio” che l’operato di quei Sindacati non rispecchiasse i canoni di lealtà e trasparenza, abbiamo fatto uscire le ingiustizie allo scoperto, e abbiamo lasciato che gli altri continuassero sulla loro strada. Abbiamo fatto come il Gatto e la Volpe, e ogni volta il Pinocchio vestito da dirigente si è rivelato per quello che era, un bugiardo.

Non vogliamo certezze, vogliamo la verità. Certezze ne abbiamo poche, dubbi tantissimi. E sono quei dubbi che ci spingono a cercare la verità, a guardare sui documenti ufficiali e a lasciare la demagogia agli altri, per trovare la verità nel fondo del pozzo. Lo diceva Sciascia, lo ribadiamo noi, di giorno nel fondo del pozzo ci puoi vedere il riflesso del Sole, di notte quello della Luna, ma se ci cadi non c’è più né Sole né Luna, c’è la Verità. E noi oggi vogliamo calarci nel fondo del pozzo delle menzogne, e vogliamo trovare la Verità che si cela dietro al prelievo forzoso chiamato “Cassa Graduati”, che ancora una volta ci lascia pieni di dubbi.
Del resto, come ci ha insegnato il grande maestro Norberto Bobbio, “il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze”.

Ed ecco che dal dubbio, calandoci nel pozzo delle fandonie, la prima cosa che emerge è una delibera Co.Ce.R., la n.58/2020 del XII mandato, che udite e udite, ha deliberato all’unanimità [cit.:]”di esprimere parere FAVOREVOLE alle varianti normative proposte dallo Stato Maggiore Difesa nonché all’istituzione della “Cassa di Previdenza del personale Graduato dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica” con le seguenti osservazioni:
a. Erogazione del compenso della Cassa Ufficiali agli aventi titolo entro un limite temporale massimo di 120 gg ovvero prevedere gli accordi con istituti finanziari che ne garantiscano l’erogazione ai medesimi tassi applicati alla convenzione di Forza Armata per la buonuscita
”[…].
Ed ecco qui, che dal pozzo esce la prima verità: la cd. Cassa Graduati è espressione della volontà dei Co.Ce.R., l’hanno votata loro. Avranno sentito gli iscritti prima di assumere una decisione così importante che comporta un prelievo forzoso dalla busta paga di migliaia di colleghi? Ah no, è vero, scusate la défaillance, loro non hanno iscritti a cui dar conto, il Co.Ce.R. non ha bisogno di interpellare altri se non i Vertici, anche per quelle decisioni che si riverberano sui Graduati.
Ma dal momento che vogliamo raccontarcela tutta, andiamo a vedere se dal pozzo dell’inganno esce fuori anche la verità che ci spiega cosa c’entra l’istituzione della cd. Cassa Graduati con l’erogazione della Cassa Ufficiali entro un limite temporale di 120 giorni. E sempre perché non vogliamo fare demagogia, abbiamo barattato le 3 monete d’oro di Pinocchio con la relazione sul controllo eseguito dalla Corte dei Conti sulla gestione finanziaria della Cassa di Previdenza delle Forze Armate relativa all’anno 2020, lo stesso anno in cui i Co.Ce.R. hanno deliberato la cd. Cassa Graduati. Per chi volesse andare a controllare, la relazione è rubricata come “DETERMINAZIONE E RELAZIONE SUL RISULTATO DEL CONTROLLO ESEGUITO SULLA GESTIONE FINANZIARIA DELLA CASSA DI PREVIDENZA DELLE FORZE ARMATE – 2020 – Determinazione del 17 Maggio 2022,n.54” di Corte dei Conti, Sezione del controllo sugli Enti.
La prima cosa che ci colpisce, per noi che siamo pieni di dubbi, è che nel titolo non si parla di Cassa Ufficiali, Cassa Sottufficiali, Cassa Graduati, così come nel linguaggio comune siamo abituati a chiamarle, e il dubbio che ci assale, e che purtroppo la relazione ci conferma, è che la Cassa è unica, e si chiama Cassa di previdenza delle Forze Armate. Ma come, ci hanno sempre detto che i soldi sono gestiti autonomamente? Che in nessun modo i soldi dei Graduati finanziano le altre categorie? Facciamo chiarezza. La Cassa, come già detto è unica. E quello che noi volgarmente chiamiamo Cassa, scopriamo che in realtà sono fondi previdenziali, appartenenti a un’unica Cassa, riuniti [cit.:]”attraverso l’accorpamento in una sola unità strutturale delle previgenti casse, deputate alla gestione dei sette fondi previdenziali di categoria del personale delle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri di cui si è mantenuta tuttavia l’autonomia patrimoniale, finanziaria e contabile”.[…]. Sempre la Corte dei Conti specifica [cit.:] “I fondi previdenziali ad essa affidati sono gestiti secondo criteri ispirati a principi di uniformità gestionale, fatti salvi, tuttavia, il regime previdenziale e creditizio che regola i singoli istituti, la salvaguardia dei diritti maturati dagli iscritti, la disciplina in materia d’iscrizione, contribuzione ed erogazione delle prestazioni istituzionali, nonché la separazione e l’autonomia patrimoniale e contabile di ciascun Fondo.”[…].

Perfetto. Allora è tutto apposto. Ogni fondo ha autonomia patrimoniale e contabile, non ci hanno mentito! Anche stavolta dobbiamo deludere le aspettative. Purtroppo tra le autonomie citate manca quella finanziaria, e qui rigettiamo i dadi e ripassiamo dal via. Insomma, non si capisce niente, siamo autonomi o no? Il sunto, come i più curiosi potranno valutare in prima persona, è che tra i vari fondi, nella gestione delle operazioni contabili, è stata salvaguardata l’autonomia di ciascun fondo rispetto agli altri, ma il portafoglio è unico, i soldi nel portafoglio li mettono le diverse categorie, e la gestione è unitaria, e fermo restando i diritti maturati dagli iscritti di ogni singola categoria, [cit.:]”Le disponibilità eccedenti le ordinarie esigenze di gestione vengono impiegate nell’acquisto di titoli del debito pubblico o in altre forme di investimento espressamente autorizzate dal Ministro della difesa.“[…].
Oddio mi sono perso, che c’entrano adesso i titoli del debito pubblico con la Cassa Graduati e la Cassa Ufficiali elargita dopo 120 giorni? C’entra, c’entra. Per capire cosa c’entra dobbiamo scorrere un po’ più a fondo la relazione della Corte dei Conti e arrivare ad analizzare il “rendiconto finanziario”. In questa parte del documento rileviamo che [cit.:]”Tra le spese in conto capitale, la principale voce è costituita dall’acquisto di titoli, pari a euro 23,30 milioni nel 2019 e 38,70 milioni nel 2020.”[…]. Bene, ora per chi non lo sapesse, bisogna specificare che l’acquisto di titoli del debito pubblico è una fonte di finanziamento della Cassa, che grazie alle entrate prodotte dagli interessi maturati allo scadere dei Titoli, va a compensare le uscite per prestazioni previdenziali degli aventi diritto che hanno contribuito per un’intera carriera. Ma l’indennità elargita per i Graduati a fine carriera è la stessa elargita, per esempio, per gli Ufficiali? A dircelo è sempre la Corte dei Conti che afferma che :[cit.:]” Funzione principale dell’Ente è quella di corrispondere ai predetti iscritti, all’atto della cessazione dal servizio, una “indennità supplementare”. Questa è liquidata in base all’aliquota del 2 per cento dell’ultimo stipendio annuo lordo, comprensivo della tredicesima mensilità, considerato in ragione dell’80 per cento, per quanti sono gli anni di iscrizione al fondo. […]. Ovviamente, sulla base di tale parametro, la Cassa quindi elargirà un contributo nettamente differente, per esempio, tra un Graduato all’apice della carriera che non beneficerà di alcuno scatto di anzianità al termine della stessa, e un Tenente Colonnello a termine carriera, la cui “indennità supplementare” spettante a termine carriera, nel tempo è stata calcolata sulla base dell’ultima retribuzione, la quale beneficiava della promozione conseguita il giorno prima della cessazione dal servizio, il che ha comportato negli anni un divario insostenibile tra gli oneri per le prestazioni erogate dalla Cassa e le entrate contributive, che in termini pratici si quantifica in un saldo previdenziale (costituito dalla differenza fra le entrate contributive e le uscite per prestazioni) per il fondo della categoria Ufficiali EI/CC che nel 2020 si è attestato alla spasmodica percentuale di disavanzo del -22,79%. La stessa Corte dei Conti, nell’evidenziare questi dati, ha ritenuto bacchettare la Cassa scrivendo nero su bianco che [cit.:]”La valutazione dei fondi a normativa vigente ha evidenziato per tutte le gestioni uno squilibrio fra le poste attive e passive del bilancio, con l’inevitabile conseguenza che la Cassa sarà impossibilitata, in un futuro non lontano, a svolgere la sua funzione istituzionale.”[…], e la ragione è da rinvenirsi nel fatto che è sempre più il personale delle varie categorie che cessa dal servizio attivo ad aver diritto all’elargizione della predetta indennità, e sempre meno quello che contribuisce a rimpiazzare i benefici erogati dalla Cassa. In questo contesto la previsione normativa che statuiva che [cit.:]”L’indennità supplementare è erogata normalmente agli ufficiali delle FF.AA. allo scadere […] del quarto anno dalla data di cessazione dal servizio permanente effettivo (art. 1914, comma 4, del decreto legislativo n. 66 del 2010)”[…] risultava essere un utile strumento di gestione della Cassa, perché, come indicato, consentiva che parte delle indennità versate agli Ufficiali a termine servizio, ovvero quelle più incisive sul bilancio della Cassa, venissero compensate dagli interessi attivi per Titoli acquistati dalla medesima Cassa. E qui, malauguratamente, scopriamo il nesso tra la creazione della Cassa Graduati e l’erogazione della Cassa Ufficiali entro un limite temporale di 120 giorni.

Ancora una volta lo scontro non si basa sul quantum riconosciuto a categorie diverse, che a dire il vero trova la sua ratio nel fatto che gli Ufficiali contribuiscono alla Cassa in percentuale superiore alle altre categorie, ma sul fatto che la rappresentanza non ha svolto il suo compito in aderenza con le finalità perseguite dagli interessi pubblici. E’ paradossale che laddove, per un esercizio finanziario (quello del 2020 per l’appunto) la Corte dei Conti prescrive che [cit.:]”In tale prospettiva la Corte, confermando le considerazioni formulate nel precedente referto, richiama l’attenzione delle Autorità competenti sull’esigenza di un’organica riconsiderazione del sistema di calcolo delle indennità, finalizzata ad assicurare l’equilibrio gestionale e idonea a garantire corrispondenza tra le contribuzioni degli iscritti nel corso della carriera e le relative prestazioni previdenziali.”[…], lo stesso Ente verso cui è rivolto il monito invece che adeguare il proprio sistema di finanziamento ad un modello di sostenibilità di lungo periodo, vada ad approvare, per il tramite di delibere Co.Ce.R. misure che vanno contro quella sostenibilità economico-finanziaria cui deve tendere ogni Ente pubblico non economico. E casualmente, con un’unica passata di spugna (ovvero con la stessa delibera Co.Ce.R.) si cancellano 3 anni di attesa per il pagamento della cd. Cassa Ufficiali e si autorizza un prelievo forzoso a migliaia di Graduati.
Della serie, se la truppa si lamenta bisogna aumentate la paga ai colonnelli!
Riteniamo doveroso raccontarvi questa storia, anche se purtroppo, questa non è la favola di Pinocchio e in questa storia il Gatto e la Volpe sono quelli che smascherano la verità, la fanno riemergere dal pozzo, e riempiono la pancia della Balena con le scelleratezze raccontate in giro per fare iscritti a basso costo.
Non abbiamo certezze, se non una: Dubito ergo cogito, COGITO ERGO SUM!